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La sfida russa e il nostro ruolo in Europa

Una riflessione dell'Ambasciatore Morris in vista del Consiglio Affari Europei di lunedi 16 aprile

Jill Morris

Jill Morris

L’ordine del giorno del prossimo Consiglio Affari Esteri dell’UE di lunedì parla chiaro: attacchi informatici, armi chimiche, Siria, Balcani Occidentali. Potremmo leggervi la fedina penale della Russia.

Nel corso degli ultimi 10 anni, la Russia ha forzato i confini della legge e della morale in Georgia e in Ucraina, ha sostenuto il regime di Bashar al-Assad e ha tentato di minare i processi democratici occidentali con attacchi informatici, campagne di disinformazione e addirittura con un tentativo di colpo di stato in Montenegro. E’ nell’interesse dell’Europa intera garantire che tali tentativi vengano contrastati.

L’uso di armi chimiche in una città europea il mese scorso e il più recente barbaro massacro di civili a Douma da parte di un regime sostenuto dalla Russia non dovrebbero lasciare dubbi agli stati membri riguardo alla minaccia diretta alla sicurezza e ai valori dell’Unione Europea. In effetti, l’unica domanda che rimane da farsi è se la Russia sostenga in alcun modo le regole dell’ordinamento internazionale.

Quando i leader europei si riuniranno lunedì, il Regno Unito chiederà agli stati membri di riaffermare il loro impegno ai cinque principi guida concordati nel 2016 in risposta all’atteggiamento minaccioso della Russia: rafforzare la resilienza europea; piena implementazione degli accordi di Minsk; legami più stretti con gli ex vicini sovietici; maggiore collaborazione con la Russia in determinati ambiti, quali la lotta al terrorismo, e sostegno ai contatti interpersonali.

Tali principi sono una fondamentale risposta al tentativo di seminare dubbi e discordia tra gli alleati. Riaffermando tali principi, e dandogli maggiore vigore con azioni pratiche, l’UE manda un chiaro messaggio di unità al Cremlino.

Messaggi di questo genere sono potenti. L’impatto collettivo di oltre 150 esplusioni diplomatiche da 28 paesi diversi ha mandato un forte segnale alla Russia, indicando una determinazione della comunità internazionale che forse il Cremlino non si aspettava.

Sulla scia di quanto avvenuto a Douma, abbiamo un’ulteriore opportunità per mostrare che l’Europa vede oltre i diversivi diplomatici, le smentite e la disinformazione ordite dal Cremlino. Siamo uniti e chiediamo con una sola voce di proteggere l’ordinamento internazionale da cui dipende la nostra sicurezza collettiva.

Pubblicato 13 April 2018